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Comunicato stampa: Mercato in recessione? Aumentiamo i carburanti!

Roma, 2 novembre 2011In base ai dati comunicati oggi dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, il mese di ottobre ha consuntivato 132.703 immatricolazioni, registrando un -5,5% rispetto al già grigio ottobre 2010.

Questo il commento a caldo di Filippo Pavan Bernacchi, presidente di Federauto, l’associazione che raggruppa i concessionari ufficiali di tutti i marchi commercializzati in Italia di auto, veicoli commerciali e veicoli industriali: “Il dato di ottobre è disgraziatamente in linea con il trend negativo che disegna una situazione recessiva, con un allineamento verso il basso alle già allarmanti performance dello scorso anno. Tale situazione è da collegare all’economia del nostro Paese e alla (s)fiducia dei consumatori. La flessione di tutto il nostro comparto, dalle autovetture ai veicoli commerciali, fino ai veicoli industriali, mostra in modo evidente questa dura realtà. E’ giusto che tutti i miei colleghi, i manager delle case e i politici prendano atto che non si tratta di una crisi dalla quale si intravede un’uscita. A detta di tutti gli analisti ci vorranno diversi anni per tornare a volumi pre 2008. E’ quindi un fatto sistemico e bisognerà adattarsi a questi livelli asfittici trovando delle nuove regole del gioco. E in questo senso sia le case automobilistiche sia il governo devono fare la loro parte”.

Il tema centrale è proprio quello dell’Erario che, da oggi, impone un nuovo aumento delle accise sulla benzina verde e il gasolio, il quarto in sette mesi. Sappiamo tutti che l’aumento è scaturito dalla nobile necessità di aiutare le popolazioni di Liguria e Toscana colpite dall’alluvione. Sono molte le cause nobili, ma non per questo devono pagare sempre e solo l’automobile e l’automobilista. Si dovrebbero reperire le risorse in altri modi altrimenti sono inutili lauree, master e ministri. Ricordiamo che le accise sui carburanti gravano per il 55% sul prezzo della benzina e per il 49% sul gasolio. Questo aumento segue quello dell’Imposta Provinciale di Trascrizione (IPT), della tassazione sulla RC auto e dell’aliquota IVA. Come non deprimere la domanda con questa raffica di disincentivi? Ma le accise sui carburanti sembrano essere l’unica soluzione in un Paese che ha perso l’iniziativa, la visione d’insieme, la strategia. E così andiamo ad ingrossare le altre accise introdotte, a volte temporaneamente e mai più tolte. Ne ricordiamo alcune per farci sopra una risata amara: la guerra in Abissinia del 1935 (1,90 lire), la crisi di Suez del 1956 (14 lire), il disastro del Vajont del 1963, l’alluvione di Firenze del 1966 (10 lire), il terremoto del Belice del 1968 (10 lire), il terremoto del Friuli del 1976 (99 lire), il terremoto in Irpinia del 1980 (75 lire), la missione in Libano del 1983 (205 lire), la missione in Bosnia del 1996 (22 lire), il rinnovo del contratto degli autoferrotranvieri del 2004. C’è un problema? Aumentiamo le accise, l’IVA, l’IPT, per poi accorgerci che sale l’inflazione e che terremotiamo il comparto dell’autoveicolo producendo danni irreparabili.

Conclude Pavan Bernacchi: “Siamo a poche ore da un Consiglio dei Ministri straordinario imposto dalla sfiducia dei mercati finanziari e, da veri e autentici italiani, ci auguriamo che il Governo trovi la strada per un colpo di reni, di orgoglio, di fantasia italica, in grado di allontanare il nostro Paese dalle peggiori previsioni. Ma, per il momento, assistiamo impotenti a una politica che sta portando al collasso centinaia di concessionarie, che impiegano circa 200.000 addetti diretti e oltre 1.000.000 con l’indotto e i costruttori. Concessionarie fiaccate da un biennio tremendo ed esposte ad una stretta creditizia senza pari. E questo senza che il Governo, fino ad ora, abbia sentito la necessità di un confronto con il nostro settore, che pure proposte ha formulato”.

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